Tra il fascino delle sue chiese, il Museo della Religiosità Popolare e i panorami mozzafiato che abbracciano il Tavoliere delle Puglie, questo piccolo paese è un custode prezioso della memoria e della cultura campana.

Lacedonia: tradizione, cultura e panorami dell’antico Irpinia

  • 04 giu 2024
  • REPERTUR
  • Borghi Antichi

Terra di venti e di paesaggi, di antichi tratturi e sentieri incontaminati, Lacedonia è il borgo che veglia sul torrente Osento e custodisce i segreti di una storia millenaria aggrovigliata lungo i percorsi della Transumanza

La genesi del nome di Lacedonia affonda le proprie radici nella lingua osca che definì questo territorio con il nome di Akudunniad ovvero “Madre delle Cicogne”. Non è un caso, pertanto, se sul gonfalone della città compaia proprio questo uccello. Chiamata, successivamente, Al Cidonia o anche  Cedogna fino al 1800, divenne infine Lacedonia.

Dal neolitico ai giorni nostri, la storia di Lacedonia è una continua stratificazione che si ritrova nell’assetto urbanistico del borgo e nei resti, più o meno visibili. che le varie dominazioni hanno lasciato sul territorio. Reperti archeologici ben conservati sono quelli di epoca romana, con piscine, terme, anfiteatro, lavatoi, giardini pubblici e, nella località denominata "Capi dell'acqua", quelli di una stazione destinata alla “mutatio”, il cambio di carri e cavalli, una sorta di antico pit-stop. Più recenti la cinta muraria e le quattro porte a protezione della città realizzate dalla famiglia Orsini nella ricostruzione post sismica del 1456.

IL CASTELLO DI PAPPACOTA

Eretto come fortezza a difesa del territorio, interessato da numerosi restauri che ne hanno alterato l’assetto e la fisionomia primordiale, il Castello di Pappacota, dal nome del signore Ferdinando Pappacota che ordinò la sua costruzione, risale ai primi anni del 500 e si distingue da quello della famiglia Orsini di cui non si ha più traccia.

Eretto con tre torri, feritoie per le bocche dei cannoni, un fossato e diversi camminamenti sotterranei è stato più volte danneggiato da eventi sismici che ne hanno imposto ampi interventi di restauro che lo hanno trasformato negli anni in una dimora decisamente più gentilizia. Oggi, nonostante tutto questo, il Castello di Lacedonia conserva ancora intatti i merli della torre sul lato sud, molte delle feritoie oltre all'antico pozzo.

IL MUSEO ANTROPOLOGICO VISIVO

Un numero: 1801. Quello degli scatti fotografici. Un nome: Frank Cancian. L’antropologo statunitense che condensò in un libro “Lacedonia, un paese italiano” la sua esperienza in questo brano d’Irpinia. Il tutto condensato e conservato nel MAVI, il "Museo Antropologico Visivo Irpino”.

Il percorso allestito all’interno di uno storico edificio dell'Ottocento, sede in passato del carcere circondariale poi ristrutturato e adibito a spazio mussale, ospita la collezione di foto scattate a Lacedonia nel 1957 da Cancian e che rappresentano uno straordinario patrimonio immateriale per la comunità lacedonese ed irpina. Si tratta di 1801 scatti che tra gennaio e luglio del ’57 hanno catturato lo spirito del tempo e di quel piccolo mondo antico, fatto di quotidianità, religiosità e tradizioni contadine.

Tra gli spazi culturali più importanti di tutta l’Irpina, il MAVI, ogni anno, organizza eventi e mette in piedi progetti, spesso legati al mondo della fotografia ma anche delle Scienze sociali, che richiamano a Lacedonia curiosi e studiosi dall’Italia e dall’estero.

CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa di Santa Maria Assunta è considerata alla stregua di un duomo e dipende dalla diocesi di Ariano - Lacedonia. Costruita sul finire del ‘600 per volere del vescovo Gian Battista La Morea, fu consacrata il 19 ottobre del 1766 dal vescovo Nicola D'Amato, a cui si deve anche la decorazione interna dell'edificio e la sua elevazione a basilica.

L’impianto originario prevedeva una sola grande navata, ma nel 1860 furono aggiunte anche le due laterali che vanno a comporre l’assetto odierno. La facciata si presenta nella forma a capanna con un bel portale centrale in pietra e una torre campanaria in travertino eretta nel 1751. L’interno conserva opere del XVII e del XVIII secolo, un altare ligneo del ‘500 su cui è dipinto un trittico di pregevole fattura, ma di attribuzione ancora incerta, in cui è raffigurata, al centro, una Madonna benedicente che tiene una rondine nella sua mano sinistra, con ai lati i santi Pietro, Giovanni Battista, Michele e Nicola.

BOSCO ORIGLIO E IL GRANDE CERRO DEL TESORO

A pochi chilometri dal centro abitato di Lacedonia sorge un’area verde con sorgenti limpidissime e alberi plurisecolari. È il bosco Origlio, in cui trovano asilo alberi monumentali come il cosiddetto "Cerro del Tesoro" dichiarato di rilevanza regionale. Si tratta di un albero di oltre 300 anni con una circonferenza del tronco di quasi 6 metri e un’altezza di oltre 25.

La leggenda vuole che il cerro, ai tempi del Brigantaggio, fosse stato scelto come luogo preferito dai briganti, appunto, per nascondervi i bottini delle loro scorribande, essendo facilmente riconoscibile all’interno del bosco per le sue immense proporzioni. Tra questi, Camine Crocco, il più famoso di tutti, seppellì una fortuna attorno alle radici del Cerro e da allora questo "tesoro" non fu mai più ritrovato. Da qui il nome “Cerro del Tesoro”. Una rarità anche dal punto di vista paesaggistico - insieme a tutto il cerreto - tra le colline e i monti arrotondati di questa parte d’Irpinia dove si coltivano per lo più cereali e i dolci rilievi sono per lo più brulli.

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