In posizione panoramica, che dischiude nei giorni di cielo terso un ampio orizzonte (Monte Vulture, Matese, Partenio, Taburno, Terminio, Formicoso, San Vito, Molara e Cervialto), allo spartiacque tre i bacini dell'Ufita e del Cervaro, sui colli Castello, Calvario e San Bartolomeo, Ariano Irpino, detta "Città del Tricolle", è da sempre un importante crocevia tra Tirreno ed Adriatico e tra Appennino e Puglia.
Il territorio di Ariano Irpino risulta già abitato in epoca preistorica, come dimostrano leggi di più
In posizione panoramica, che dischiude nei giorni di cielo terso un ampio orizzonte (Monte Vulture, Matese, Partenio, Taburno, Terminio, Formicoso, San Vito, Molara e Cervialto), allo spartiacque tre i bacini dell'Ufita e del Cervaro, sui colli Castello, Calvario e San Bartolomeo, Ariano Irpino, detta "Città del Tricolle", è da sempre un importante crocevia tra Tirreno ed Adriatico e tra Appennino e Puglia.
Il territorio di Ariano Irpino risulta già abitato in epoca preistorica, come dimostrano i resti di un villaggio di capanne rinvenuti in località Starza, su una collina esaurita dall'estrazione del gesso, lungo la Strada Statale 90 bis, che conduce da Benevento a Foggia. Nel sito preistorico della Starza gli scavi effettuati hanno delineato una stratificazione che partendo dal Neolitico, V millennio A.C. (resti di un villaggio di capanne), giunge fino al VI-V secolo A.C., anche se la documentazione migliore è relativa al Bronzo Medio (XVII-XVI secolo A.C.). Inoltre, i reperti di manufatti litici e ceramici, esposti nel Museo Irpino di Avellino e nel Museo archeologico di Ariano, ospitato nel Palazzo Anzani, dimostrano la frequentazione del sito anche in tempi successivi, fino all'età del Ferro. In località S. Eleuterio, ad otto chilometri a nord-est da Ariano Irpino, si trovano le rovine hirpine, VI secolo A.C., romane e medioevali di Aequum Tuticum (o anche Equus Tuticus o Equotuticus), città, la cui prima citazione si deve a Cicerone, ubicata lungo la Via Appia Traiana, all'incrocio con la Via Herculia. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti un edificio termale e di abitazioni ed iscrizioni latine di età imperiale, di una villa tardo-antica ed un insediamento abitativo medioevale. I reperti archeologici ritrovati si possono ammirare presso il Museo archeologico di Ariano Irpino. Aequum Tuticum perse gradualmente importanza, fino a finire nel dimenticatoio a seguito delle invasioni barbariche. Le aspre guerre tra Goti, Bizantini e Longobardi (che eressero la Croce che si vede nell'immagine sulla sinistra), indussero i locali ad abbandonare il sito per trovare rifugio sui tre colli circostanti (Calvario, Castello e S. Bartolomeo), originando l'attuale paese, perciò noto come "La Città del Tricolle". La storia di Ariano venne funestata da eventi drammatici, quali drammatici terremoti (981, 988, 1449, 1456, 1732) e pestilenze (1416, 1493, 1656). Il X secolo segna l'affermazione del dominio longobardo, ma il periodo di massimo splendore lo si ha sotto i Normanni (1042), con Ariano al centro di una vasta Contea che comprendeva buona parte del Sannio e l'Irpinia. Dall'XI secolo, Ariano fu sede vescovile. Nel 1140, Ruggero II il Normanno, Re delle Due Sicilie, riunì proprio ad Ariano il primo parlamento generale dei Normanni e discusse i suoi propositi all'assemblea, che comprendeva le più alte personalità e dei vescovi del Regno. Inoltre, qui vennero promulgate, durante le "Assise di Ariano", le prime leggi del Regno normanno, tra cui un editto che contemplava pene pecuniarie e capitali per qualunque suddito che avesse accettato l'antica moneta, detta romesina, o l'avesse spesa nei mercati. Al suo posto, venne introdotta una nuova moneta, il "Ducato", che ebbe corso legale fino al 1860. Vennero poi gli assedi dell'imperatore Arrigo (1187) e quello dei Saraceni reclutati da Manfredi di Svevia (1255). Questi devastarono e saccheggiarono Ariano perchè aveva accolto l'esercito inviato contro Manfredi da Papa Innocenzo IV. La ricostruzione si deve a Carlo d'Angiò, che fece dono ad Ariano di due spine della corona di Gesù, ricevute da S. Luigi, Re di Francia. Carlo I donò Ariano al conte francese Enrico de Vaudemont, poi ai de Sabran (di cui fanno parte S. Elziario e la beata Delfina, due dei quattro Patroni di Ariano). Fu poi la volta di Francesco Sforza, futuro Duca di Milano, dei Guevara, De Rohan, Carafa e Gonzaga ed i Loffredo. Nel 1585 Ariano si riscattò dal regime feudale dei Loffredo sborsando 75150 ducati. Nel 1647 Ariano subì un assedio e fu saccheggiato dalle truppe napoletane durante l'insurrezione antispagnola, a causa della sua fedeltà alla Spagna e a partire dal 1662 dipese direttamente dal Vicerè del Regno di Napoli, in quanto città regia. Nel 1738 gli arianesi, oppressi da insopportabili balzelli, si rivoltarono e si armarono, ma vennero sconfitti dalle truppe regie, che catturarono e uccisero i capi degli insorti. Durante il XVIII secolo Ariano, oltre ad essere un attivo centro agricolo e commerciale, era la prima cittadina dell'Irpinia per numero di abitanti. I patrioti arianesi presero parte ai moti carbonari del 1820-21. Il 4 settembre del 1860 Ariano si rese protagonista di un moto reazionario. Dopo l'unificazione italiana, Ariano e le aree limitrofe furono soggette al fenomeno del brigantaggio.
Circondato dai giardini della villa comunale, da cui si gode un bel panorama, il castello di Ariano Irpino è l’elemento storico-architettonico caratterizzante il centro storico di Ariano Irpino. Qui i Longobardi costruirono un presidio militare in posizione strategica e di impervio accesso, ma furono i Normanni, tra l'XI ed il XII secolo a migliorare notevolmente la struttura, che venne ulteriormente perfezionata dagli Angioini e dagli Aragonesi. Tuttavia, la matrice normanna è rimasta ben impressa, visto che il castello presenta la tipica forma quadrangolare, con lati di dimensioni differenti, con quattro torri angolari cilindrici, tra loro collegate da corridoi ricavati tra le ampie ed alte mura. Nel 1819 il castello ospitò un "telegrafo ottico" che comunicava con Montemiletto e Panni.
Altro elemento storico-architettonico che caratterizza la città del tricolle è la cattedrale della Vergine Assunta venne edificata in stile romanico nell'XI secolo, sui ruderi di un tempio pagano anticamente dedicato al Dio Apollo. Nel corso dei secoli ha subito diversi rifacimenti, essendo stata distrutta o gravemente danneggiata da eventi sismici o umani. Rasa al suolo dai Saraceni inviati da Manfredi di Svevia (1255), venne ricostruita dapprima sotto Carlo d'Angiò, successivamente nel 1456. Sulla facciata cinquecentesca son raffigurati due dei Patroni della città, S. Ottone e S. Elziario. La facciata romanica a capanna, realizzata nel corso del XVI secolo, utilizzando blocchi di pietra arenacea verde di Roseto, presenta tre portali. I rosoni sono un'aggiunzione successiva. All'esterno, la cattedrale si presenta sopraelevata rispetto al livello stradale, a cui è collegata da una scala artistica. All'interno, l'attuale struttura architettonica, in stile barocco a croce latina, si deve alla ristrutturazione successiva al disastroso sisma del 1732, che la sconquassò. Venne ancora ricostruita verso il 1836. La chiesa presenta all'interno tre navate e custodisce molte opere d'arte. Alla sinistra del portone d'ingresso della Cattedrale dell'Assunta, si trova immediatamente il fonte battesimale in pietra del XVI secolo, precisamente risalente al 1585. Poco più avanti, sempre sullo stesso lato sinistro, giace una vasca battesimale del 1070, sulla quale si trova un'iscrizione latina così tradotta:
"QUESTO SACRO FONTE QUI PER LA PRATICA DEL BATTESIMO A QUESTA SACRA AULA FECE TRASFERIRE
II. VESCOVO MAINARDO NATO A POITIERS DISCENDENTE DA ILLUSTRI GENITORI PORTANDOLO DALLA CHIESA DELL'ALMO MARTIRE ERMOLAO SOCCORRENDOLO L'IMPEGNO PIETOSO DI NOBILI CITTADINI
CHE SOTTOPONENDO IL COLLO SOTTO I GIOGHI QUASI A MO' DI BUOI TRASCINARONO QUESTO FONTE SOTTO L'AMORE DELLA NOSTRA (PROTETTR.) MARIA NELL'ANNO DEL SIGNORE 1070"
Nella parte mediana della struttura, si trova un bellissimo pulpito marmoreo del 1615, che presenta una serie di bassorilievi che descrivono la vita di Gesù, ritenuti di scuola beneventana ed attribuiti a Federico Fiorelli. Sullo sfondo, si trova il coro ligneo del XVII secolo, sui quali insistono i dipinti di Saveno Persico del XVIII secolo, raffiguranti gli Apostoli e l'Assunta. In fondo alla navata destra della cattedrale è sita la cappella dedicata a S. Ottone. Inoltre, nella Tesoreria della Cattedrale, ora Museo degli Argenti, si trovano altre opere, tra cui ricordiamo l'Ostensorio d'argento del Vannini, il reliquario contenente le Sacre Spine della corona di Cristo, donate da Carlo I d'Angiò al Vescovo di Ariano, l'avambraccio di S. Ottone rivestito d'argento.
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