L'origine del borgo di Bonito risale al IX secolo, durante la dominazione longobarda, in cui venne eretto un fortilizio militare (Castrum Boneti) ed a cui sembra possano essere ricollegati i contrafforti ancora visibili in Vico Elena. Nel successivo X secolo (ed ancor più nei secoli XII-XIII), i Normanni rafforzarono la struttura, che divenne castello tra il Ducato di Benevento e la Contea di Ariano. Un atto notarile del 1141 conferma la presenza Normanna ed indica che il Casale di Bonito veniva leggi di più
L'origine del borgo di Bonito risale al IX secolo, durante la dominazione longobarda, in cui venne eretto un fortilizio militare (Castrum Boneti) ed a cui sembra possano essere ricollegati i contrafforti ancora visibili in Vico Elena. Nel successivo X secolo (ed ancor più nei secoli XII-XIII), i Normanni rafforzarono la struttura, che divenne castello tra il Ducato di Benevento e la Contea di Ariano. Un atto notarile del 1141 conferma la presenza Normanna ed indica che il Casale di Bonito veniva amministrato da Odo di Bonito. Nel 1300 il Re Carlo II d'Angiò nominò il nipote di Odo, Odo II feudatario di Bonito. La Signoria di Bonito fu successivamente alquanto tormentata, sfuggendo di mano ai vecchi feudatari e passando tra gli altri, a Giordano conte di Ariano, Ruggiero di Mottafalcone, Michele da Cantone, la famiglia D'Acquaviva, Gerolamo Pisanelli, fino al 1674, quando Giulio Cesare Bonito riacquistò il feudo alla famiglia Bonito (che annovera tra i suoi membri il Patrono San Bonito). Giulio Cesare Bonito, Signore per oltre un trentennio, si fece ben volere dalla popolazione, donò ai Francescani il terreno su cui edificarono l'ex Convento di S. Antonio, fece erigere in Borgo S. Pietro un piccolo "hospitale", con annessa la chiesa di S. Giuseppe. Quando morì, venne sepolto nella chiesa di S. Maria della Valle, ora non più esistente, nei pressi del Castello. Da poco, è stata effettuata la traslazione del busto di marmo dedicato al feudatario presso la chiesa di S. Maria Assunta. Ai figli di Giulio Cesare Bonito, Domenico ed Andrea, nel 1778 subentrò come Signore dei feudi di Bonito e dell'Isola Morrone, il Duca Marcantonio Garofalo, che comunque utilizzò Romualdo Bonito per la gestione dei suoi affari in loco. Giorgio Garofalo, figlio di Marcantonio, fu l'ultimo Duca di Bonito. Durante la Repubblica Partenopea ed al ritorno di Re Ferdinando IV, Bonito fu sede di forti contrasti tra le poche famiglie importanti. La storia più recente di Bonito si ricollega alle varie società segrete e carbonare che vennero fondate nell'ottocento. La storia di Bonito è costellata da eventi funesti, nonostante i quali seppe sempre risollevarsi. Si ricordano i devastanti terremoti del 1125, 1456, 1688 (il peggiore), 1930, 1962 e 1980, la peste del 1536, le distruzioni del 1648 dalle fazioni popolari durante l'insurrezione di Masaniello a Napoli.
Costruito nel 1030 circa per volere di Guglielmo Gesualdo, il Castello normanno di Bonito, a pianta quadrangolare e con un ponte levatoio posizionato su un fossato, è stato distrutto da un terremoto nel 1125. Le antiche fattezze del Castello Normanno sono andate perdute nel tempo, per via di diverse ricostruzioni (come quella del XV secolo in cui è stato operato anche un ampliamento) e varie ristrutturazioni fatte nei secoli, anche in base alla diversa destinazione d'uso (verso la metà del XVI secolo, per esempio, da struttura militare divenne residenza di feudatari, quali le famiglia Orsini, D'Aquino e Garofalo). Il sisma del 1702 prima e quello del 1980 poi, inoltre, hanno causato ingenti danni al Castello; in seguito a questi due eventi, alcune sue parti sono state addirittura inglobate a quelle di altre costruzioni vicine. Delle quattro torri originarie, oggi ne resta visibile soltanto una, la Torre Normanna, recentemente acquistata dall'amministrazione comunale: essa si erge a elemento rappresentativo dell'antico Castello di Bonito. Questa si trova in piazza del Municipio e lungo le sue pareti circolari e sotto il suo soffitto sono ancora visibili antiche pitture, probabilmente risalenti al Seicento.
L'edificazione del complesso conventuale Chiesa di Sant'Antonio iniziò nel 1712 e, originariamente, a costituirlo erano solo un dormitorio e una piccola cappella per celebrare le funzioni religiose. Un ulteriore perfezionamento della struttura continuò l'anno seguente, grazie al contributo dei Francescani e dei fedeli, e fu adibita principalmente a infermeria. Un completamento del Convento si ebbe solo verso la fine del Settecento e, dal 1839 al 1849, la Chiesa di Sant’Antonio assurse al ruolo di cimitero. Tutta la struttura è stata colpita considerevolmente da diversi sismi nel corso dei secoli e l'ultimo di questi, il 23 novembre 1980, ha interessato in particolare la Chiesa, quasi interamente distrutta e sottoposta, successivamente, a un intervento di restauro. Oggi, Chiesa e Convento costituiscono un'unica struttura, benché la prima sia amministrata dall'autorità ecclesiastica, mentre il secondo è diventato, a seguito di alcuni provvedimenti legislativi, proprietà del Comune. La Chiesa di Sant’Antonio presenta una sola navata e, ai quattro lati, sono visibili quattro fossi chiusi da grandi pietre che, qualche secolo fa, servivano proprio per la sepoltura. Al suo interno, è possibile vedere opere di un certo interesse storico, nonché religioso, quali un Crocefisso del 1799, statue di diversi santi e un organo a canne, costruito nel 1828 dai fratelli Mastrilli di Monteverde.
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